La Partigiana Veneta

Apr 25, 2016arte, scultura, storia0 commenti

 

In una delle ultime sale del museo d’arte moderna di Venezia, un tempo residenza della potente famiglia Pesaro, incontriamo la Partigiana Veneta. I colori brillanti e la superficie lucida in ceramica di questa statua non lasciano indifferenti.

La Partigiana Veneta è una scultura neocubista di grandi dimensioni. Colpiscono gli occhi neri allucinati di questa donna, la bocca aperta come di chi sta correndo tra gli arbusti della foresta e i suoi grossi stivali militari. Ci giriamo attorno e vediamo sulla spalla il fucile: pronta a combattere, con quel fazzoletto rosso al vento. E allo stesso tempo fragile tanto quanto solo la ceramica può esserlo.

Leoncillo, Partigiana Veneta, Museo d'Arte moderna a ca' Pesaro, Venezia

Leoncillo, Partigiana Veneta, Museo d’Arte moderna a ca’ Pesaro, Venezia

Leoncillo, Partigiana Veneta, Museo d'Arte moderna a ca' Pesaro, Venezia

Leoncillo, Partigiana Veneta, Museo d’Arte moderna a ca’ Pesaro, Venezia

Le donne nella resistenza partigiana in Veneto

Così Leoncillo immaginò originariamente il suo tributo alle donne della resistenza in Veneto. Quello dei partigiani fu un esercito irregolare che combatteva contro la dittatura fascista dall’interno, con azioni di guerriglia, boicottaggio, informazione clandestina. Aiutati dalla popolazione, ma anche traditi dai loro stessi compaesani, i partigiani hanno contribuito grandemente alla liberazione dell’Italia e alla fine del conflitto della seconda guerra mondiale. La decisione di ricordare il ruolo delle donne nel movimento nel Veneto non fu però considerata prima del 1957. E fu allora che lo scultore Leoncillo ricevette l’incarico che portò all’opera che ora ammiriamo nel museo di arte moderna di Ca’ Pesaro: un’opera pensata per essere esposta nei giardini pubblici all’ingresso della Biennale.

Ma perché la statua si trova ora nel museo?

Sono arrivata ai Giardini in una giornata di sole d’inverno. Tra i bambini che giocano e la luce tra gli alberi del parco, esperienza rara in questa città di giardini nascosti, c’è il piedistallo della statua di Leoncillo, progettato da Carlo Scarpa e danneggiato da una bomba che un gruppo di terroristi pose sotto la statua nel 1961 e che la fece saltare in aria. Ma ad essere distrutta fu una seconda statua che Leoncillo fece dopo che quella originale, con il fazzoletto rosso, era stata rifiutata proprio per quel riferimento al socialismo e comunismo che a detta della commissione non rispecchiava la diversità di idee politiche all’interno del movimento partigiano. Così nei Giardini venne posta una statua con il fazzoletto marrone e quella con il fazzoletto rosso finì al museo di Ca’ Pesaro.

La bomba, l’opera di Augusto Murer e la Riva dei Sette Martiri

Terroristi di matrice fascista misero la bomba il 27 luglio nel 1961 sotto la statua in ceramica che rappresentava una donna che combatteva per la libertà. L’evento scosse la città, ci fu una manifestazione e una nuova statua, differente, fu commissionata ad Augusto Murer. Murer pose la sua opera nel 1969. Giace lungo la riva, non troppo lontana dai Giardini, dov’era l’altra scultura in ceramica. Lungo quella stessa riva il 3 agosto 1944 sette detenuti politici (tre e forse un quarto erano partigiani) furono fucilati per rappresaglia dai nazisti per vendicare un soldato tedesco trovato annegato. Più tardi si scoprì che non era stato ucciso.

Riva dei sette martiri, Venezia

Riva dei sette martiri, Venezia

Uno spazio di forti emozioni contrastanti, quello della Riva dei Sette Martiri. Una vista spettacolare sul bacino di San Marco e sull’isola di San Giorgio Maggiore. La laguna, le barche che passano. E poi quel ricordo. Murer immaginò la sua Partigiana in modo molto diverso da Leoncillo. In bronzo, come se fosse un’arma, una guerriera. Distesa sulla riva, i polsi legati, i lunghi capelli a coprirne il volto e le onde che bagnano il corpo morente. Le gambe come se stesse cadendo.

 

La memoria è controversa e non può essere altrimenti. Come possiamo fare in modo di non dimenticare? E come cambia la memoria storica?

Questa per me è una storia che l’arte è riuscita a raccontare in molte sue sfaccettature, intellettualmente ed emotivamente. E infine è proprio nella molteplicità di tutte e tre le partigiane che ci viene ricordato come il coraggio e la fragilità abbiano mosso queste donne a cui dobbiamo la nostra democrazia oggi.

Se siete interessati a una visita guidata al Museo di Arte Moderna di Ca’ Pesaro oppure a un itinerario alla scoperta della seconda guerra mondiale a Venezia, contattatemi.

Luisella Romeo
BestVeniceGuides
www.seevenice.it

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