L’Arsenale: simbolo della Repubblica di Venezia
Visitare un monumento storico come l’Arzanà dei veneziani citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia – e in particolare nel XXI canto dell’Inferno – è un’esperienza affascinante. Si tratta di uno dei tre centri di Venezia. Qui infatti è possibile toccare con mano la stratificazione della Storia della città: dal Medioevo ai giorni nostri. I primi cantieri navali di Stato si trovavano nell’area occupata dai Giardinetti Reali odierni, vicino a Piazza San Marco e al Palazzo Ducale. L’origine della parola Arsenale è araba, derivante da Al darsena, che significa casa dei mestieri. Nella sua guida su Venezia Francesco Sansovino suggerì un’etimologia ingegnosa citando l’espressione Arx Senatus, cioè “la fortezza per la difesa del Senato e della nostra fede contro gli infedeli”. In effetti il Senato ebbe un’importanza cruciale per le attività di questo cantiere navale.

Arsenale a Venezia, Busto di Dante Alighieri

Arsenale a Venezia, iscrizione dalla Divina Commedia
La potenza mercantile di Venezia si affermò attraverso il dominio del mare e l’Arsenale incarnò varie funzioni che andavano dal magazzinaggio, manutenzione periodica e stagionale delle navi e costruzione navale tout court. Nella prima metà del Trecento venne favorita la mercatura controllata dallo Stato e l’attività dei cantieri del Comune consisteva nella costruzione di galere sottili da guerra e grosse da mercato che potevano essere utilizzate anche in combattimento e potevano essere noleggiate all’incanto ai privati e impegnate lungo varie rotte.
Esistevano anche imbarcazioni usate per il controllo degli accessi in città, delle bocche di porto, della laguna e delle barene. Risulta impressionante la capacità di organizzare il flusso dei materiali destinati a rifornire altri centri dello Stato da mar: armi e polvere da sparo, remi, alberi, antenne e timoni insieme ad attrezzi di ogni tipo. Era il più grande complesso industriale del mondo.

Arsenale a Venezia, dettaglio mura merlate
L’Arsenale diventò anche un’attrazione turistica per mostrare le capacità logistiche e di organizzazione artigianale dello spazio del lavoro. Certo è che già nel XIV secolo qui si usavano macchine innovative per lo scavo dei canali e per la protezione dei lidi. Erano i Patroni a regolare la vita lavorativa in cantiere sotto la supervisione dell’Ammiraglio, in armonia con le regole delle corporazioni con divieto di emigrazione per calafati e marangoni, ma anche per armaioli a partire dal XIV secolo. Niente spazio per schiavi, a differenza di quanto succedeva nelle case. Veniva inoltre valorizzata l’esperienza acquisita dai lavoratori anziani, che mettevano a disposizione le competenze acquisite da tramandare ai più giovani.
Straordinario il portale d’accesso del 1460 dei tempi del doge Pasquale Malipiero attribuito all’architetto Gambello, a memoria del legame di Venezia con Roma antica e Costantinopoli con un richiamo preciso all’arco dei Sergi di Pola, da dove la famiglia Pola o Castropola era arrivata a Treviso negli stessi anni di erezione del portale in Arsenale.

Arsenale a Venezia, il portale rinascimentale
Pola inoltre era uno dei luoghi sacri al culto bizantino di San Teodoro, primo santo protettore di Venezia.
Gli umanisti che si occuparono del progetto del suddetto portale furono Zaccaria Trevisan il Giovane, Paolo Barbo il Cavaliere (fratello del cardinale Pietro, futuro papa), collezionista di medaglie romane e Lodovico Foscarini, intimo del poeta Mario Filelfo, a sua volta amico di Gentile Bellini e del duca di Mantova Lodovico Gonzaga. Quando Andrea Mantegna lavorava alla pala di San Zeno a Verona, il Foscarini era stato rettore in quella città. Esistono testimonianze di contatti tra Filelfo, l’architetto Filarete presente a Bergamo e l’allora capitano della città lombarda Nicolò da Canal. Proprio il Filarete aveva progettato un arco di trionfo a Cremona in onore di Ludovico Sforza e Bianca Visconti, per celebrare la pace di Lodi.
L’arco d’ingresso all’Arsenale diventò un manifesto dell’architettura e dello status e dell’immagine della Repubblica di Venezia, potenza mediterranea e fu la prima opera rinascimentale realizzata qui.

Arsenale a Venezia, Statua della Giustizia

Arsenale a Venezia, Statua di Nettuno
I lavoratori entravano e uscivano da questo portale maestoso, come mostra un’incisione di Giacomo Franco del 1610 esposta al Museo Correr.
Erano altri i luoghi pubblici della Serenissima in cui si poteva notare l’abbondante impiego di materiali edili costosissimi e dove si emulava l’architettura antica, come nota il nobile Daniele Barbaro, grande mecenate e appassionato di arte, amico di Palladio. Dentro l’Arsenale si trova anche l’arco d’ingresso della casa del Bucintoro, di Sammicheli, simile all’arco Bollani di Udine, attribuito proprio a Palladio.
In Palazzo Ducale troviamo anche un dipinto di Andrea Vicentino, collocato nella sala delle Quattro Porte, in cui viene citato un arco di trionfo fatto di cartapesta progettato da Palladio e utilizzato per la rappresentazione dell’arrivo a Venezia del re Enrico III, figlio di Caterina de’ Medici.
Nella veduta del De Barbari si nota un’edicola sul fondo della Darsena Vecchia che non esiste più, poiché fu distrutta nel 1565 per creare il passaggio alla darsena delle Galeazze, forse risalente al periodo in cui l’architetto Michelozzo venne a Venezia per accompagnare Cosimo de’ Medici in esilio. Forse quindi l’ingresso di terra in Arsenale era posto in relazione a questa edicola. L’arco Foscari in Palazzo Ducale presenta analogie con l’arco d’ingresso dell’Arsenale, in quanto durante i recenti restauri sono state trovate colonne gotiche presenti sotto i rivestimenti attuali, nell’area del cosiddetto Palazzo dell’Inferno.
Bibliografia:
E. Concina, l’Arsenale della Repubblica di Venezia, Electa, 2006
Howard, Venice Disputed: Marcantonio Barbaro and Venetian Architecture, Yale UP, 2011
G. Bellavitis, L’Arsenale di Venezia Storia di una grande struttura urbana, Cicero, 2009
Stefania Colecchia
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