Le prigioni di Palazzo Ducale a Venezia
Grida sommesse, odore di umanità sofferente, penombra cupa negli stretti cunicoli che portano alle celle… Uno dei percorsi più suggestivi di Palazzo Ducale a Venezia è quello delle Prigioni.
La Serenissima Repubblica fin da tempi antichissimi si è dotata delle proprie prigioni di Stato; inizialmente si trovavano dentro Palazzo Ducale, nella parte dei sotterranei dal lato in cui ora c’è la meravigliosa Scala d’Oro.
Nel XVI secolo però il Senato decide di costruire un nuovo palazzo, dedicato esclusivamente alla detenzione. Il motivo è molto semplice e pratico: i prigionieri erano numerosi, si lamentavano continuamente e soprattutto emanavano una puzza insopportabile. I politici, i nobili, gli ambasciatori che quasi quotidianamente frequentavano il Palazzo erano molto infastiditi da questa promiscuità… Ecco l’origine delle Prigioni Nuove.

Le prigioni nuove di Palazzo Ducale a Venezia
Le Prigioni che possiamo visitare oggi durante il percorso di visita sono quelle che si trovano nel grande palazzo al di là del canale dietro Palazzo Ducale, e si raggiungono attraverso il famosissimo Ponte dei Sospiri. Quindi, dopo la visita di Palazzo Ducale, si segue il percorso e molto rapidamente ci si trova a lasciare le meravigliose stanze delle magistrature veneziane decorate da grandi artisti quali Paolo Veronese e Jacopo Tintoretto, e… a trovarsi sopra (e dentro) il Ponte dei Sospiri, così chiamato non perché fosse un ponte romantico – tutt’altro! – ma perché sopra di lui i prigionieri sospiravano, prima di perdere la loro libertà e di essere condotti definitivamente nelle prigioni.
Una volta giunti alle Prigioni si respira davvero un’aria lugubre, triste, è come se i muri ancora parlassero e raccontassero, al visitatore più sensibile, le sofferenze, le privazioni, i dolori dei tanti prigionieri che qui sono stati rinchiusi.

Un corridoio delle Prigioni di Venezia
Le celle avevano tutte un rivestimento interno di legni incrociati fissati fittamente sulle pareti, sul soffitto e sul pavimento; esistevano celle dedicate ai prigionieri che avevano commesso reati ordinari come ad esempio il furto, altre ai reati peggiori come l’omicidio; c’erano poche stanze per le donne, e poi, naturalmente, le celle destinate ai prigionieri politici.

Porta di chiusura di una cella. Prigioni di Venezia

Il ponte dei sospiri, Venezia, dall’interno
E tra questi, non possiamo non citare Giacomo Casanova, uno dei veneziani più conosciuti in tutto il mondo, che nel 1755 viene qui rinchiuso, si suppone con l’accusa di blasfemia, detenzione di libri proibiti e circonvenzione di alcuni nobili, ma, molto probabilmente, il vero motivo della sua incarcerazione fu la sua appartenenza alla massoneria.
Anche Silvio Pellico fu portato da Milano alle prigioni di Venezia nel 1820, e qui rimase fino al 1821.
Ma sono innumerevoli e si perdono nei documenti e nella memoria le tante vite di disperati che qui si sono incrociate, e vale davvero la pena soffermarsi, durante la visita, a guardare bene i muri delle celle e dei corridoi, dove si possono leggere nomi, date, frasi, dediche… Testimonianze vere di uomini veri.

Finestra di una cella. Prigioni di Venezia
Arianna Gambirasi
BestVeniceGuides
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