A Venezia, in barca per il Redentore?
Venezia e i Fuochi del Redentore, che meraviglia!
E quale modo migliore per goderseli, che una barca in Bacino di San Marco con tanti amici? Per trovare un buon posto bisogna arrivare per tempo, fra le 18 e le 19, non più tardi. La notte dei fuochi non piove mai, mai successo a memoria d’uomo, se anche minaccia pioggia, poi le nuvole si trasferiscono altrove, si va sul sicuro.
I fuochi cominciano alle 23.30, ma la festa è l’attesa: si mangia, si beve, ognuno ha cucinato qualcosa, c’è l’anatra e c’è il saòr, e ci sono le battute che ci si scambia da una barca all’altra, ci sono le canzoni, le risate, le storie raccontate.
Sapete cosa? Mai più!
Premetto che amo i fuochi d’artificio e che, quasi ogni anno, quelli del Redentore mi emozionano.
Il botto che ne annuncia l’inizio, quello basso e sordo che tutti ci ammutolisce, che ci fa posare i bicchieri e scordare gelati e anguria, mi rimescola il sangue.
E che dire dei tre botti che ne segnano la fine? Me li sento rimbombare dentro per ore, ineluttabili e definitivi come l’arrivo del Commendatore per Don Giovanni.
I fuochi… Dipende: ci sono stati anni di fuochi sontuosi, e anni di fuochi micragnosi.
Poi ci sono le novità dell’anno: “Ah, questi no ‘i gh’avevimo mai visti! Bei!”
E ci sono gli evergreen: “Eh, ciò, questi co’ e fontane d’oro no ‘i pòl mancar!”
Io mi abbandono al loro ritmo e me li godo senza ritegno, sprecando gli “ooooh!” di meraviglia e, negli anni migliori, anche versando lacrime di commozione.
Posso permettermelo, perché ormai da anni io i fuochi me li godo dalla nostra minuscola altana. Certo, mi perdo quelli bassi, a pelo d’acqua, quelli che servono a lasciare il tempo per il diradarsi del fumo di quelli alti; ne sento solo il sibilo e me li immagino meravigliosi, ma pazienza.
Sì, pazienza, perché io so che chi sta in barca e li vede tutti, in realtà proprio del tutto non se li gode, non può goderseli, perché… Sentite, vogliamo aprirci il cuore e parlare della pipì?
I tre botti finali: ma certo che tutti i barchini partono a razzo, manco fossero sul serio inseguiti dal Commendatore! Certo che non si può aspettare neppure un secondo di più! Sì, lo so che qualcuno trova espedienti per coprirsi e farla in acqua, ma siamo in tante/tanti a non aver avuto scampo, o no?
E allora diciamo le cose come stanno: mangiare e bere dalle 18-19 alle 24 – fanno 5 o 6 ore – fermi in barca, senza poter fare la pipì, sono un incubo. Il botto di inizio deflagra su una vescica che neanche prima di un’ecografia, e quando arrivano i tre botti finali, altro che emozione, per tutta la durata dei fuochi si è stati ossessionati da quest’unico, impellente bisogno, e alla fine si scappa il più velocemente possibile, rischiando scontri, rischiando la morte, pur di arrivare a fare la pipì.
Ed è questo che resta di tutta la serata, altro che magìa dei fuochi: resta il ricordo del sorriso finto e sgangherato che ci si scambia con i compagni di sventura, ai quali non si osa confessare la gravità del proprio bisogno, per non rovinare loro la festa, e viceversa.
Certo, c’è anche chi sta in bacino su barche fornite di bagni, e quelli i fuochi se li godono tutti, e sono contenta per loro, ma quanto a me, opto per l’altana.
Viva la Festa del Redentore!
Maria Colombo
BestVeniceGuides
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