Mazzorbo: un’isola della laguna veneziana nell’antichità e nel presente

Nov 12, 2018ambiente, architettura, arte, laguna e isole, orto, società, urbanistica0 commenti

In una tranquilla giornata di gennaio ho deciso di andare a Mazzorbo, un’isola nella laguna nord, collegata con un ponte di legno a Burano.

Dopo 40 minuti di viaggio sono scesa alla fermata Mazzorbo e mi sono incamminata verso la chiesa di Santa Caterina, l’unica rimasta delle 10 chiese esistenti un tempo, testimone oggi di un passato ricco di monasteri in un’isola che era sicuramente più piccola rispetto a quella odierna, pur venendo definita un ‘grande emporio’.

I ristoranti in riva, Venissa ed Ai cacciatori sono chiusi. Mi colpiscono subito le molte biciclette appoggiate alle facciate colorate, in gran parte scrostate delle case.

bicicletta appoggiata ad una colorata casa

Bicicletta appoggiata ad una colorata casa a Mazzorbo

Dopo aver svoltato a sinistra e costeggiato un canale raggiungo la chiesa, un edificio dall’aspetto ‘laico’ con 4 finestre al primo piano (probabilmente inserite nell’ambito di manomissioni ottocentesche, forse per compensare problemi di statica delle capriate). La chiesa, costruita nelle forme attuali nel XIV secolo sulle tracce di una preesistente chiesa, era annessa ad un monastero benedettino in cui si fermavano anche pellegrini diretti alla Terra Santa. Il monastero venne abbattuto come molti dopo la soppressione napoleonica nel 1806, dando origine all’ampio spazio aperto a sinistra, mentre il muro di destra era parte dell’antica foresteria del convento, un tempo detta ‘ricevitoria’.

Chiesa di Santa Caterina di Mazzorbo

Lo stemma Michiel (i cui membri erano Procuratori del monastero) campeggia sulle ante della porta con i caratteristici soldi di cuoio. Le sei strisce sullo stemma con 1 fino a 6 dischetti rappresentano secondo la tradizione i soldi che il doge Domenico Michiel fece fare, mentre assediava la città di Tiro, in cuoio e che presero il nome di ‘micheletti’.

Nella lunetta tra due pilieri sono raffigurate le nozze mistiche di Santa Caterina tra 2 donatori con Cristo al centro con il Vangelo nella sinistra, mentre con la destra infila l’anello al dito di Santa Caterina. Tra Santa Caterina e Cristo l’Abbadessa Elisabetta Dolfin ed a destra un procuratore del monastero con 2 angeli. L’iscrizione a destra cita l’anno 1368.

Lunetta con le nozze mistiche di Santa Caterina di Mazzorbo

Lunetta con le nozze mistiche di Santa Caterina di Mazzorbo

Varcata tale porta l’ambiente riporta al medioevo, un sorta di atrio con un accogliente pavimento a mattoni a spina di pesce e con un piccolo lapidario alle pareti. A sinistra una Madonna con il Putto del XIII secolo che siede in trono con il bimbo ed i monogrammi greci della Madonna alla presenza di 2 angeli con un edifico sulla sfondo a sinistra; a destra 2 frammenti di plutei, uno del IX o X secolo di difficile lettura con cerchi e nastri, e l’altro del XI o XII con la Madonna all’interno di un intreccio e 2 angeli a sinistra. A destra si intravvedono due uccelli affrontati e nella parte inferiore 12 figure, probabilmente gli apostoli.

Frammento Madonna in trono con Bimbo a Santa Caterina di Mazzorbo

Frammento Madonna in trono con Bimbo a Santa Caterina di Mazzorbo

Pluteo con cerchi e nastri a santa Caterina di Mazzorbo

Pluteo con cerchi e nastri a santa Caterina di Mazzorbo

Frammento Madonna in trono con Bimbo a santa Caterina di Mazzorbo

Frammento Madonna in trono con Bimbo a santa Caterina di Mazzorbo

Proseguendo verso l’ingresso alla Chiesa a destra del portale cinquecentesco scorgo la Madonna Maria Mater Gratiae proveniente dall’isola di San Giacomo in Paludo.

Rilievo con Madonna proveniente da San Giacomo in Paludo

Rilievo con Madonna proveniente da San Giacomo in Paludo

La chiesa si presenta come uno spazio rettangolare, con interessante barco da dove le monache di clausura assistevano dietro le grate alle funzioni religiose, poggiante su colonne trecentesche con capitelli a becco di civetta.

Interno della chiesa di Santa Caterina di Mazzorbo, barco delle monache

Interno della chiesa di Santa Caterina di Mazzorbo, barco delle monache

Dettaglio di un capitello a becco di civetta. Interno chiesa di Santa Caterina di Mazzorbo

Dettaglio di un capitello a becco di civetta. Interno chiesa di Santa Caterina di Mazzorbo

Altro punto forte l’originale soffitto in legno del 1300 a carena di nave, simile ad uno scafo rovesciato. Il soffitto è sostenuto da doppia fila di barbacani, legato da 8 catene di travi di traverso con cassettoni in larice con catinelle dipinte e motivi floreali.

Dopo la fonte battesimale con decorazione musiva e l’altare barocco della Madonna Immacolata di Remigio Barbaro, famoso artista buranello (opera datata 1932) scorgo un altarino laterale all’altare maggiore con un vecchio rilievo di S. Caterina che regge con la sinistra una croce e con la destra la ruota del primo Trecento (al posto di una tela della bottega di Veronese). Nell’altare maggiore 2 colonne corinzie con trabeazione e timpano con 2 angeli e putto alato incorniciano il Battesimo di Cristo di Giuseppe Salviati (1572-75). Negli anni 20 del Novecento vennero aggiunti elementi neogotici alla preesistente chiesa rinascimentale (la volta a botte divenne arco a tutto sesto).

Uscita dalla chiesa attraverso il ponticello per osservare meglio il Campanile trecentesco con le bifore bianche e 4 pilastrini bianchi agli angoli e sulla sommità la banderuola con le iniziali di Santa Caterina. Le 3 campane sono antiche e quella di forma allungata è la più antica di Venezia datata 1318, fusa con effigie dell’arcangelo Michele firmata ‘magister lucas de venetiis me fecit anno MCCCXVIII’.

Veduta di un canale a Mazzorbo

Veduta di un canale a Mazzorbo

Edilizia residenziale popolare a Mazzorbo

Ritornando sui miei passi e svoltando a destra raggiungo il lato orientale di Mazzorbo, con vista mozzafiato su Burano, supero il cimitero e rientro verso il centro dell’isola in corrispondenza degli edifici residenziali popolari progettati negli anni Ottanta da un gruppo di architetti guidati da Giancarlo De Carlo.

Edilizia residenziale popolare all'isola di Mazzorbo

Edilizia residenziale popolare all’isola di Mazzorbo

Bucato steso al vento alla vecchia maniera a Mazzorbo

Bucato steso al vento alla vecchia maniera a Mazzorbo

Una calle centrale Calle Grande attraversa l’insediamento, da lì si aprono tanti campielli, i nomi sono scritti alla maniera veneziana, su uno sfondo bianco che richiama i ‘nizioleti’. Gli edifici sono a due piani, richiamano l’architettura dell’edilizia minore della laguna, il cromatismo richiama la vicina isola di Burano, mentre gli spazi aperti reinterpretano i microcosmi veneziani con corti e campielli che sono sempre stati una realtà aggregante veneziana importante. Le calli ed i campi sono vuoti, forse la fredda giornata invernale non aiuta la socialità.

‘Calle’ nell’edilizia residenziale popolare all'isola di Mazzorbo

‘Calle’ nell’edilizia residenziale popolare all’isola di Mazzorbo

‘Campiello’ nell’edilizia residenziale popolare all'isola di Mazzorbo

‘Campiello’ nell’edilizia residenziale popolare all’isola di Mazzorbo

'Nizioleto' all'isola di Mazzorbo

‘Nizioleto’ all’isola di Mazzorbo

'Nizioleto' all'isola di Mazzorbo

‘Nizioleto’ all’isola di Mazzorbo

Un nuovo ponte con due rampe, uno in pendenza ed uno in gradini per eliminare le barriere architettoniche, conduce all’estremità settentrionale, da dove scorgo dietro alla antica cinta muraria le vigne di Venissa ed il campanile di San Michele.

Campanile di San Michele e cinta muraria all'isola di Mazzorbo

Campanile di San Michele e cinta muraria all’isola di Mazzorbo

Dettagli del bel campanile all'isola di Mazzorbo

Dettagli del bel campanile all’isola di Mazzorbo

Venissa

Venissa è l’idea del tenace viticultore Bisiol che decise nel 2002 di dare nuova vita ad un vecchio vitigno autoctono, la Dorona, scomparso quasi ovunque nella laguna dopo l’acqua alta del 1966. I lavori iniziarono qualche tempo dopo nella ex Tenuta Volo a Mazzorbo in meno di 1 ettaro e nel 2010 vennero imbottigliate le prime bottiglie, mentre l’altro ettaro venne adibito alla coltivazione a frutteto e non solo (cavolo nero, rapa bianca) con un piccolo specchio d’acqua pensato con pescheria.

Ritornando alla fermata del vaporetto osservo le casette dall’altra parte del canale, a Mazzorbetto, usate spesso dai proprietari solo nei mesi estivi. Mazzorbo offre un itinerario non convenzionale; colpiscono la tranquillità, l’amenità e la silenziosità di quest’isola con meno di 300 abitanti, un’oasi di pace, luogo semplice ed autentico.

Mazzorbetto

Mazzorbetto

Mazzorbetto

Mazzorbetto

Fiona Giusto
BestVeniceGuides
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