Passato e presente nel culto di San Rocco a Venezia. L’arte contemporanea può aiutarci ad essere una comunità migliore?

Ago 16, 2020arte, chiese votive, curiosità e tradizioni veneziane0 commenti

Giovanni Antonio De Sacchis detto il Pordenone (1483/4- 1539) era originario del Friuli e fu considerato un rivale da Tiziano Vecellio. Trascorse l’ultimo decennio della sua vita a Venezia.

In quegli anni erano presenti in città anche stampe e disegni ispirati agli artisti romani e fiorentini dell’alto Rinascimento. Qui vedete il suo magnifico autoritratto affrescato su una colonna del Duomo di Pordenone.

Il Pordenone, affresco con San Rocco, autoritratto dell’artista

Non tutte le opere veneziane del Pordenone sono ancora visibili, la decorazione della facciata di Ca’ Talenti sul Canal Grande non esiste più, ma conosciamo un disegno preparatorio superstite conservato al Victoria & Albert Museum di Londra.

In questo disegno sembra che Mercurio voli sui tetti di Venezia ed entri da una finestra e il soldato Marco Curzio sul suo cavallo nell’atto di fare un balzo oltre il muro.

Sappiamo che Giorgio Vasari fece arrivare a Venezia i propri disegni delle tombe Medicee di Michelangelo e per questo li inviò a Pietro Aretino, il più famoso critico d’arte fiorentino residente allora in città insieme all’amico e sodale Jacopo Sansovino.

I Grimani nello stesso periodo accoglievano il pittore Salviati nel loro Palazzo a Santa Maria Formosa e su questo tema troverete altri post della collega Erika Cornali, ad esempio.

Palazzo d’Anna, Disegno

Il Pordenone aveva affrescato anche il presbiterio e la cupola della Chiesa di San Rocco, nel sestiere di San Polo.

Soffitto della Chiesa di San Rocco a Venezia

Per fortuna possiamo ancora ammirare il suo dipinto San Martino e San Cristoforo nella navata sinistra della chiesa di San Rocco.

Si tratta di un dipinto scultoreo e molto dinamico. San Martino è uno dei santi più popolari a Venezia, mentre non si sa se sia davvero esistito San Cristoforo. San Martino è il primo Santo non martire nella Storia della Chiesa.

San Rocco e San Martino di Antonio de Sacchis, detto il Pordenone, Venezia

Tiziano aveva dipinto ad affresco San Cristoforo in una scala interna del Palazzo Ducale, nell’Appartamento del Doge, in cui si riscontra un forte influsso di Michelangelo.

Tiziano Vecellio, San Cristoforo, affresco a Palazzo Ducale, Venezia

Questi santi a Venezia venivano invocati in relazione ai momenti storici in cui imperversavano le pestilenze, ma anche per rappresentare visivamente buoni esempi di carità.

Jacopo Tintoretto, San Rocco visitato dall’angelo e San Rocco guarisce dalla peste, Venezia

San Rocco (1345-1379) è considerato uno dei patroni di Venezia e il protettore dalla peste e altre epidemie, oltre ad essere il patrono dei cani e degli animali domestici. Era predestinato alla santità fin da bambino, tanto che si diceva avesse una macchia cruciforme rossa sul petto.

Pare fosse nato in una famiglia nobile, agiata e devota. I suoi genitori erano già anziani alla sua nascita e non conosciamo il loro cognome: si chiamavano Jean e Libère. E questo è il tema della sterilità di Abramo e Sara, dei genitori di Sansone, di Samuele e di San Giovanni Battista: la santità non considerata come conquista umana, ma come grazia. Era nato a Montpellier in un’epoca travagliata, durante la guerra dei Cent’anni e durante lo Scisma d’Occidente, quando il Papa visse ad Avignone. Fu molto religioso e studiò medicina nella sua città natale, all’epoca molto famosa per lo studio di questa disciplina e per essere una città con una vita culturale e intellettuale di grande rilevanza, punto di scambio e incontro tra le culture occitana, cristiana, ebraica e musulmana. Partì per un pellegrinaggio dopo la morte di entrambi i genitori e si recò in molte delle città italiane colpite dall’epidemia. Visse per alcuni anni vicino a Roma, dove curò un Cardinale ed ebbe occasione di incontrare papa Urbano V.  Per guarire gli ammalati, San Rocco li toccava sulla fronte e faceva su di loro il segno della croce.

Tintoretto, San Rocco guarisce il vescovo, Venezia

Cominciò a tornare verso il suo paese e continuò a curare molte persone finché si ammalò nei dintorni di Piacenza e si rifugiò in una grotta vicino a un bosco. Lo aiutò Gottardo, un nobile della zona con il suo cane da caccia che nutrì e curò le piaghe di cui soffriva San Rocco. Gottardo divenne lui stesso un pellegrino.

Pare che Gottardo sia stato l’autore della biografia del Santo intitolata Acta breviora e pubblicata a Colonia alla fine del Quattrocento, mentre la cronologia tradizionale si basa sulla Vita Sancti Rochi del giurista veneziano Francesco Diedo, che era stato rettore a Brescia per conto della Repubblica di Venezia.

Rocco, una volta guarito, decise di tornare in Francia, ma il territorio tra Piacenza e Voghera era teatro di uno scontro tra il ducato di Milano e il Papato. Rocco non diede informazioni dettagliate sulla propria identità, fu sospettato di essere una spia del papato e quindi trasferito nella città di Voghera. Qui trascorse cinque anni della sua vita, gli ultimi. Poco prima di morire, la sua cella si illuminò e gli apparve un angelo al quale lui chiese di poter intercedere post mortem per salvare le persone affette dalla peste.

Morì il 16 agosto tra il 1376 e il 1379 a Voghera. A Venezia questo giorno era ed è considerato festa solenne in cui il Doge si recava a messa in questa chiesa in forma solenne per rivolgere un ringraziamento al Santo di Montpellier, mentre il Guardian Grando della Scuola di San Rocco offriva un ricco banchetto nella Sala Grande. Guardate il video sulla Scuola Grande fatto dalla mia collega Monica Gambarotto!

Successivamente il Doge si recava nella Chiesa dei Frari e poi tornava a Palazzo Ducale via Canal Grande in un corteo acqueo suggestivo, mentre in Campo San Rocco c’erano festeggiamenti tradizionali tipici di una fiera e mostre artistiche per far conoscere artisti contemporanei come Canaletto.

Le reliquie di San Rocco furono conservate nella chiesa di Sant’Enrico a Voghera e poi vendute all’Arciconfraternita di San Rocco alla fine del XV secolo, come testimoniano alcuni documenti del Consiglio dei Dieci. A Montpellier si trovano il bastone da pellegrino e parte della mandibola del Santo che furono cedute nel 1858 dalla Scuola Grande di San Rocco con il consenso del Vaticano su richiesta di un parroco di cognome Récluz.

Le cantorie della chiesa di San Rocco, Venezia

Il culto di San Rocco passò dall’Italia nei territori tedeschi, da lì nei Paesi Bassi e in Francia. Nella città di Norimberga, in Baviera, si sviluppò il culto di San Rocco dopo che una famiglia di mercanti tedeschi di nome Imhoff commissionò un altare a San Rocco nella chiesa di San Lorenzo.

La festa di San Rocco è molto popolare anche oggi tra i veneziani che partecipano a un bellissimo concerto nel campo omonimo la sera del 16 agosto.

Gabriel Bella, Il Doge in visita alla chiesa di San Rocco, Fondazione Querini Stampalia

Sono ancora molti i dettagli da raccontare su questa chiesa e sulle cantorie e sulla storia della musica in questo luogo. Sappiate inoltre che questa chiesa è stata utilizzata nell’ambito di una serie di performance nell’ambito dell’opera d’arte contemporanea intitolata 435 ponti e qualche scorciatoia (evento collaterale della scorsa Biennale d’Arte 2019) dell’artista americano David Horvitz, il quale ha voluto far suonare l’organo a dei bambini veneziani che hanno interpretato l’opera di Stravinsky Three easy pieces. La curatrice di questo progetto è Silvia Guerra (Lab’bel), residente a Parigi, ma portoghese di nascita e anche un po’ veneziana.

In tempi recenti questa chiesa è stata scelta dal Patriarca di Venezia Francesco Moraglia in occasione di una messa speciale per chiedere a San Rocco di aiutare la comunità Veneziana e il mondo nel corso della recente pandemia Sars-Cov2.

Venezia e il suo presente e futuro stanno molto a cuore a noi guide professioniste di Venezia che fanno parte dell’Associazione BestVeniceGuides.

Siamo sempre pronte ad accogliervi per farvi sentire parte di questa meravigliosa città. Noi Europei abbiamo molte buone ragioni per sentirci tali e non dovremmo dimenticarlo!

Stefania Colecchia
BestVeniceGuides
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