Celesti armonie: strumenti musicali nella pittura veneziana esposta attualmente alle Gallerie dell’Accademia

Feb 25, 2021arte, musica0 commenti

 
L’importanza della musica nella storia di tutte le civiltà e in quella europea dalla Grecia in avanti non sarà mai sufficientemente raccontata.
 
La musica legata addirittura all’organizzazione dell’universo in Platone sarà nuovamente apprezzata dal Cristianesimo Medievale ed adattata alle sfere celesti; la musica medierà dunque il passaggio dall’umanità al divino grazie alle presenze angeliche ammesse con strumenti musicali a livello iconografico a partire dal tardo Medio Evo.
 
In condizioni di particolare sviluppo economico e politico come quelle veneziane, la produzione di strumenti musicali e la loro rappresentazione figurativa e pittorica raggiungeranno uno degli apici storici nel XIV secolo, quando la Chiesa permetterà in sculture e dipinti la raffigurazione di angeli musicanti in Paradiso.
 
Questa presenza non più solo passaggio al divino ma anche legata alla sua bellezza sarà poi diffusa a mezzo stampa ed amplificata grazie alla straordinaria concentrazione di stamperie a Venezia, senza confronti più numerose rispetto a quelle di altri centri europei.
 
In icone e dipinti saranno privilegiati temi come l’Incoronazione della Vergine o la Madonna con il Bambino, con eventuali committenti o devoti, e gli angeli rappresentati occuperanno inizialmente soprattutto la parte alta, quella celeste.
 
Tra le rare eccezioni permesse precedentemente erano gli angeli con le trombe, grazie alla descrizione -riferentesi al Giudizio Universale- fatta da Giovanni nell’Apocalisse.
 
Alle Gallerie dell’Accademia, dove la pittura veneziana la fa da padrona, troveremo dunque innumerevoli esempi di angeli musicanti, dapprima solo in Paradiso ed in seguito anche … in terra.
 
 
 

Angeli musicanti nel 14° e 15° secolo

 
Entrati nella PRIMA SALA del nostro Museo, possiamo ammirare la Incoronazione della Vergine di PAOLO VENEZIANO (foto 1); il dipinto è ancora bizantineggiante, sia pur con iniziali prospettive soprattutto nelle storie “nuove” di Francesco e Chiara, santi recenti; le loro vite rappresentate nella fascia alta del polittico sono rese in modo più libero dal pittore perché non vincolato da precedenti tradizioni iconografiche.
 

foto 1) Paolo Veneziano, dettaglio della tavola centrale con l’Incoronazione della Vergine ed angeli musicanti; Paolo è stato attivo a Venezia dal 1333 al 1358, cioè fino a qualche anno prima della sua morte

Ma nella parte centrale del polittico, per l’Incoronazione vera e propria, Paolo doveva seguire l’iconografia e lo stile tradizionali; ritroviamo dunque il decorativismo e lo sfondo oro, sia pur con una presenza insolita di innovativi angeli musicanti, due dei quali alle estremità addirittura con tamburello (foto 2).

ulteriore dettaglio con i tre angeli che suonano due strumenti a pizzico ed uno ad arco; a sinistra l’arpa, al centro il bellissimo salterio trapezoidale chiamato anche cetra, a destra l’unico strumento ad arco del gruppo, la lira da braccio

Procedendo nella sala incontriamo due dipinti di CATARINO l’Incoronazione della Vergine e angeli (foto 3) e il Trittico con altra Incoronazione della Vergine al centro (foto 4), NICOLÒ DI PIETRO con la sua Madonna col Bambino angeli musicanti e committente (foto 5), LORENZO VENEZIANO con il suo Sposalizio di Santa Caterina del 1358 (foto 6) e STEFANO PLEBANUS DI SANT’AGNESE con una ulteriore Incoronazione della Vergine (foto 7).

foto 3) Catarino: Incoronazione della Vergine e angeli; dettaglio. Catarino fu a Venezia dal 1362 al 1390

foto 4) Catarino: Trittico dell’Incoronazione della Vergine e i santi Lucia e Nicola da Tolentino; tavola centrale con Incoronazione della Vergine ed Angeli

foto 5) Nicolò di Pietro, documentato a Venezia dal 1394 al 1427; Madonna in trono col Bambino, angeli musicanti e il committente; dettaglio

foto 6) Lorenzo Veneziano: Sposalizio di Santa Caterina; dettaglio

foto 7) Stefano, Plebanus di Sant’Agnese, fu attivo a Venezia dal 1369 al 1385; il termine plebanus indica nel latino cristiano il pievano o piovano, quindi il parroco, titolare della plebs (cioè della pieve)

Nell’Incoronazione del Trittico di Catarino si vede bene come l’angelo al vertice della tavola centrale prema con la mano destra i tasti dell’organo portativo mentre gli angeli ai lati suonino gli strumenti, sia pur riconoscibili, in modo più approssimativo. In Nicolò di Pietro possiamo ammirare il salterio rettangolare, pizzicato con le due mani dal primo a sinistra dei tre angeli musicanti, mentre l’angelo centrale suona un organo portativo.

 
In Lorenzo Veneziano è interessante la specularità degli strumenti, le due trombe al vertice del polittico e i due salteri più in basso ai lati della mandorla, mentre l’organo viene isolato in primo piano alla base, come i due organi messi in risalto alla base dell’Incoronazione di Paolo Veneziano. Stefano Plebanus ci dà quasi una summa di strumenti a tastiera, a fiato, a pizzico e ad arco, come se nessuno di essi potesse mancare nell’alto dei cieli.
 
Solo più avanti nella stessa sala il MAESTRO DI CENEDA con un’ulteriore Incoronazione della Vergine e committente, ci dà in un’architettura divertente ma improbabile una presenza di angeli senza strumenti sparsi ovunque in alto e in basso ma con strumenti solo in basso, più vicini alla terra; si vede inoltre come in paradiso, oltre all’organo, sono preferiti gli strumenti a corda pur essendoci anche un tamburello evidenziato in rosso (foto 8).
 

foto 8) Maestro di Ceneda: documentato dal 1439 al 1484; dettaglio dell‘Incoronazione (Ceneda, di epoca romana, fa oggi parte dell’attuale città di Vittorio Veneto)

 
 
In altre sale altri autori quattrocenteschi non si sottraggono all’ormai consueto accompagnamento degli angeli musicanti, come per es. il friulano FRANCESCO DA TOLMEZZO (foto 9) 1460-65, il cadorino ANTONIO ROSSO (foto 10), ed il trevigiano BENAGLIO (foto 11).
 

foto 9) Francesco da Tolmezzo: Madonna col Bambino e angeli musicanti, tempera su tavola 1490-1510

foto 10) Antonio Rosso: Madonna in trono col Bambino e angeli, tempera su tavola 1460-65; dettaglio

foto 11) Francesco Benaglio (attr.): Madonna in trono col Bambino e quattro santi 1475c. Il dipinto è stato attribuito in passato ad altri autori tra i quali Gentile Bellini

 
 
A fine Quattrocento non solo angeli, ma anche persone suonano o sono semplicemente rappresentate con strumenti musicali, come per esempio in LAZZARO BASTIANI nell’Offerta della Reliquia della Santa Croce alla Scuola di San Giovanni Evangelista del 1494 (foto 12), o in GENTILE BELLINI, pittori entrambi presenti nella sala del Ciclo della Croce.
 

foto 12) Lazzaro Bastiani, tela con il bel liuto in evidenza; dettaglio

 
 
 
Gentile, nella Processione in Piazza San Marco, dipinge nel 1496 a sinistra di chi guarda, in basso, tre confratelli con arpa ribeca e liuto (foto 13) e a destra i suonatori del Doge con i “piffari” (foto 14); in Miracolo della Croce caduta nel canale di San Lorenzo del 1500 l’artista ci mostra sopra l’arcata centrale del ponte due confratelli con due strumenti a corda il più grande dei quali è un liuto (foto 15).
 

foto 13) Gentile Bellini: Processione in Piazza San Marco; dettaglio dei tre confratelli vestiti rigorosamente di bianco all’estremità sinistra del dipinto; la ribeca, ricavata un tempo da un unico pezzo di legno, è strumento non più in uso se non per esecuzioni filologiche

foto 14) Gentile Bellini: ecco i pifferi nella Processione; dettaglio

foto 15) Gentile Bellini: Miracolo della croce; dettaglio. Dei due strumenti in mano a confratelli il liuto grande, più visibile date le sue dimensioni, si trova al centro del ponte, sopra l’arcata maggiore

 
 
Queste presenze dimostrano chiaramente che la musica accompagnava ormai le processioni ed i grandi eventi religiosi dell’epoca e non solo i banchetti le feste e le manifestazioni durante le fiere.
 
Nel Cinquecento, grazie ad un modo diverso più dettagliato e preciso di rappresentare la realtà, gli strumenti musicali ostentano molti dettagli e gli studiosi riescono addirittura ad identificare le note suonate.
 
 

Angeli e strumenti musicali nel Rinascimento

 
Se andiamo nella SALA 2 delle Gallerie, vediamo come -pur sempre con la presenza degli angeli musicanti- gli strumenti non sono più rappresentati nella parte alta del dipinto, corrispondente alle sfere celesti ma in basso e gli angeli siedono su un gradino del trono di Maria.
 
 
In questa SECONDA SALA abbiamo la Sacra Conversazione del 1487 di GIOVANNI BELLINI (foto 16 e 17) e la Presentazione di Gesù al Tempio del 1510 di VITTORE CARPACCIO (foto 18). In entrambi i dipinti verifichiamo quanto appena detto e cioè che i piedi degli angeli sono a terra, come quelli dei santi.
 

foto 16) Giovanni Bellini: dettaglio con angeli, strumenti e santi della Sacra Conversazione (chiamata anche Pala di San Giobbe perché si trovava nella Chiesa dedicata al Santo)

foto 17) l’ulteriore dettaglio della foto evidenzia la ribeca ed il liuto centrale; il liuto laterale invece è parzialmente nascosto dalla veste di San Domenico

foto 18) Vittore Carpaccio: dettaglio del cromorno e del liuto nella Presentazione di Gesù al Tempio del 1510; il termine cromorno viene dal tedesco krumm Horn = corno curvo

 
 
 
Rappresentati in primo piano gli strumenti ricordano la funzione della musica di avvicinarci alla Bellezza e Sapienza Assoluta, richiamata abitualmente dalla bellezza del contesto. La musica è infatti una delle sette Arti Liberali e più precisamente del quadrivio (aritmetica, geometria, musica, astronomia). 
 
Giovanni è ormai diventato rinascimentale, non solo per la prospettiva e per aver superato le divisioni dei polittici, ma anche per la precisione con cui vengono rappresentati gli strumenti musicali che possiamo tuttora ammirare: la ribeca (detta anche rebecca e in altri modi) suonata dallo stupendo angelo azzurro e il liuto suonato dagli altri due.
 
Si tratta di strumenti meno numerosi di quelli a cui ci hanno abituato i suoi predecessori: non sono più cori angelici nelle sfere celesti a suonare, ma angeli personificati sia pur con le ali ed i loro strumenti sono puntualmente corrispondenti a quelli allora in uso.
 
Il Carpaccio della Presentazione pone in modo analogo gli angeli nella parte bassa del dipinto e i loro strumenti sono di grande interesse: in particolare il cromorno, (strumento a fiato con parte terminale conica), e a seguire verso destra il liuto e la lira da braccio. Quest’ultima è veramente esemplare con la parte terminale (detta cavigliere) a forma di cuore e con i piroli che tendono le corde per l’accordatura anch’essi a forma di cuore.
 
Nella stessa sala 2 è presente anche CIMA DA CONEGLIANO con Madonna in trono con Bambino; in primo piano due angeli suonano una lira da braccio (a sinistra di chi guarda) e un liuto a destra (foto 19).
 

foto 19) Cima da Conegliano: Madonna in trono col Bambino

 
 
Bellini è presente anche in altra sala delle Gallerie con La Prudenza, allegoria cronologicamente precedente alla Sacra Conversazione di San Giobbe, dove due puttini sono rappresentati con la tromba ed uno con una specie di tamburello.
 
Carpaccio da buon narratore non evita di mostrarci gli strumenti musicali del tempo ma nella storia di Sant’Orsola vengono decentrati: nel telero del Ritorno degli ambasciatori alla corte del Re d’Inghilterra vediamo per esempio la ribeca (foto 20) oppure, in quello dell’Incontro e partenza dei fidanzati, trombe e tamburi (foto 21) a sinistra, e l’intero gruppo di trombettieri a destra (foto 22).
 

foto 20) Vittore Carpaccio: nel Ritorno degli ambasciatori, vicino al porta stendardo, il suonatore di ribeca; dettaglio (Ciclo di Sant’Orsola)

foto 21) Vittore Carpaccio: Incontro dei fidanzati e partenza per il pellegrinaggio; dettaglio degli strumenti a sinistra di Ereo, il biondo fidanzato di Orsola (Ciclo di Sant’Orsola)

foto 22) Vittore Carpaccio: sempre nell’Incontro dei fidanzati e partenza per il pellegrinaggio, gruppo di suonatori di tromba a destra dello stendardo sulla scalinata; dettaglio (Ciclo di Sant’Orsola)

All’Accademia abbiamo anche opere del pieno Cinquecento con il tema che ci interessa, per esempio BONIFACIO DE’ PITATI nel Convito in casa del ricco Epulone, dove la mensa è allietata da un terzetto con suonatrice di liuto, suonatore di viola da gamba e un parzialmente visibile flautista (foto 23).

foto 23) Bonifacio de’ Pitati 1540-50: Convito in casa del ricco Epulone; dettaglio

Bonifacio non manca mai di inserire nei suoi dipinti  qualche strumento, come in Cristo e Santi del 1530 (foto 24) e in Salomone e la regina di Saba (foto 25).

foto 24) Bonifacio de’ Pitati: Cristo e Santi; dettaglio con angioletto mentre accorda il liuto

foto 25) Bonifacio de’ Pitati: Salomone e la regina di Saba; dettaglio

 
 
Nel 1575 PAOLO VERONESE riprenderà il tema dello Sposalizio di Santa Caterina e formerà con la diagonale di sinistra, che parte dalla viola da gamba a terra e sale attraverso due cantori ai due liutisti, una splendida sequenza di angeli e strumenti (foto 26).
 

foto 26) Paolo Veronese 1575 c.: Lo sposalizio di Santa Caterina; dettaglio

 
 
Ma anche altre sue opere rappresentano gli angeli musicanti come ad es. La battaglia di Lepanto o l’Assunzione della Vergine (foto 27) oggi in mostra nella sala a lui dedicata dal recentissimo allestimento inaugurato nell’agosto 2019.
 

foto 27) Paolo Veronese e bottega: Assunzione della Vergine; dettaglio

 
 

Aspettando la sala del 17° secolo…

 
Da anni si attende l’apertura della Sala del Seicento, dove sarà esposta gran parte delle opere del periodo ma, essendo stati parzialmente stanziati i fondi per la messa a punto della stessa, siamo ora indotti a ben sperare.
 
A simbolo dell’intensità con cui il Seicento ha vissuto la musica e l’ha rappresentata, si può ammirare nel frattempo un bel dipinto di MATTIA PRETI con Omero cieco totalmente assorto nelle note da lui stesso suonate (foto 28).
 

foto 28) Mattia Preti: Omero

 
 

Angeli musicanti nel 18° secolo

 
In modo completamente diverso sono rappresentati gli angeli musicanti dai pittori settecenteschi, da MATTIA BORTOLONI (foto 29), da JACOPO GUARANA, o da GIAMBATTISTA TIEPOLO (come possiamo vedere alla Pietà e altrove in città). Di quest’ultimo abbiamo all’Accademia il San Domenico in gloria del 1723 (foto 30) e uno dei suoi bozzetti per il soffitto della Chiesa degli Scalzi, il Trasporto della Santa Casa di Loreto del 1743 c. (foto 31).
 

foto 29) Mattia Bortoloni 1729 c.: la Gloria di San Gaetano, accompagnata dal liuto in posizione interessante dal punto di vista compositivo; dettaglio

foto 30) Giambattista Tiepolo: San Domenico in gloria, 1723; dettaglio del bozzetto

foto 31) Giambattista Tiepolo: Trasporto della Santa Casa di Loreto; bozzetto. Strumenti musicali con funzione estetica

 
 
 
Si può proprio dire che oltre al messaggio festoso per il tema trattato, i liuti a manico lungo i chitarroni e le lunghe trombe o i contrabbassi dei dipinti sostituiscono o accrescono la funzione tradizionale delle palme del martirio oppure di alabarde spadoni o tridenti tutti elementi compositivi slanciati e coreografici.
 
 

Gioielli preziosi: gli strumenti musicali attualmente a Venezia

 
A Venezia si possono anche vedere alcuni degli strumenti musicali costruiti in loco o di altra provenienza a partire dal XVI sec. in Musei come la Querini Stampalia, il Museo degli Strumenti del Conservatorio B. Marcello, il Museo Vivaldi-Venezia alla Pietà ecc. e in altre collezioni non veneziane esposte in città ad es. il Museo della Musica di Artemio Versari sia nella Chiesa di San Maurizio che in quella di San Giacometto.
 
In qualche caso la collezione è scolastica, come alla Pietà dove gli strumenti erano tutti usati dalle putte sia per apprendere che per suonare, in altri casi raccolgono donazioni, come al Correr e al Conservatorio, in altre ancora sono state formate dalla famiglia nel corso dei secoli, come alla Querini.
 
Pare però che solo al Correr ci sia ancora, purtroppo mal ridotto, un organetto medioevale con canne di carta che -anche data l’unicità-  avrebbe bisogno di essere salvato e restaurato, ma di strumenti medioevali veneziani finora niente altro è stato trovato.
 
 

Strumenti musicali in dipinti a Venezia e… non solo

 
Dipinti con strumenti sono sparsi in tutta la città di Venezia e nelle isole in Chiese (es. Gesuiti, Frari, San Zaccaria, San Pietro Martire a Murano ecc.) in Confraternite (es. quelle di San Giorgio degli Schiavoni e di San Marco), e in Oratori (es. Crociferi).
 
Ma a dimostrare ancora una volta l’universalità della musica anche a livello geografico dipinti con strumenti sono anche sparsi nel Veneto (Vicenza, Treviso, Conegliano ecc.) e in tutto il mondo. Per es. in Europa, si trovano a Milano (nel Museo degli Strumenti Musicali del Castello Sforzesco e a Brera), a Londra (al Victoria and Albert), a Bruxelles (al Conservatoire Royal de Musique), a Parigi (al Louvre e al Museo degli Strumenti Musicali ), ecc.
 
 

Conclusione

 
A Venezia, nonostante tutte le molte perdite subite, le ruberie consentite dai bottini di guerra, gli spostamenti, le vendite, gli incendi e quant’altro sofferti nel corso della storia, gli strumenti musicali dipinti testimoniano l’importanza attribuita dai pittori e dai loro committenti -per secoli- alla musica; le nostre Gallerie dell’Accademia lo testimoniano e offrono un’unica esemplare e concentrata raccolta di dipinti con strumenti di varie epoche e di diversi livelli sociali a disposizione di quanti, visitandole, vogliano goderne la bellezza.
 
 
Loredana Giacomini

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