Pietro Piffetti, l’ebanista di Sua maestà e lo scrittoio da centro a Ca’ Rezzonico a Venezia
Giu 10, 2022arte, artigianato0 commenti
Ca’ Rezzonico sul Canal Grande venne acquistato dalla città di Venezia dopo lunghe trattative nel 1935, allestito ed aperto come ‘museo ambientale’ Museo del Settecento Veneziano l’anno successivo.
Ca’ Rezzonico offre una eccellente panoramica sulla pittura, arte e cultura veneziana di quel secolo in tutte le sue declinazioni con esempi di arredo, porcellane (leggete qui i miei due post sulla manifattura di Vezzi e di Cozzi ), lampadari e specchi di Murano, tutti provenienti da altri palazzi veneziani.
Uno straordinario scrittoio da centro di Pietro Piffetti troneggia nella Sala Lazzarini al primo piano nobile.
Questo scrittoio rientra da un punto di vista cronologico nel filo conduttore del museo, il Settecento, ma non è né di produzione veneziana né in stile veneziano.

Lo straordinario scrittoio di Pietro Piffetti a Ca’ Rezzonico, Venezia
Pietro Piffetti
Pietro Piffetti (1701-1777) è stato Il più celebre ebanista del Settecento in Italia.
Nato a Torino, Piffetti era il figlio di un falegname, il nonno era anche lui un ‘maestro di boschi’ come pure il suocero.
Poche le informazioni giunteci sulla sua formazione. Nel 1730 andò a Roma, dove incontrò gli ebanisti francesi residenti Richard Lebrun e Pierre Daneau ed entrò in contatto con la tradizione nord europea e l’opera di André-Charles Boulle che fu tra i primi ad usare madreperla, tartaruga, avorio ed ottone.
Piffetti ritornò a Torino nel 1731, quando venne nominato ebanista di Sua Maestà Carlo Emanuele III, Duca di Savoia e Re di Sardegna e mantenne l’incarico alla corte sabauda fino alla morte, per oltre 40 anni. Il suo compito era costruire nuovi manufatti lignei e mantenere in buono stato quelli esistenti.
La scrivania da centro di Pietro Piffetti
La fantastica scrivania da centro di Ca‘ Rezzonico misura 110 x 160 x 86 cm ed è firmata Pietro Piffetti e datata 1741.

Dettaglio della scrivania di Piffetti a Ca’ Rezzonico: placca in avorio con la firma e la data
Lo scrittoio è in legno di noce, impiallacciato in legno violetto ed altri legni esotici preziosi ed intarsiato in tartaruga ed avorio, abilmente ombreggiato con il bulino.
Se gli intarsi sono sottili strati di legno inseriti in una base solida come il massello, la marqueterie consiste in una lastronatura con diversi strati di legno uniti all’avorio o alla tartaruga.
Lo scrittoio rettangolare, sagomato con molti cassetti, si compone di due parti. Nella parte inferiore un leggio-pannello con velluto di seta verde tagliato con segni di usura è sostenuto da 4 gambe a volute.

Dettaglio della scrivania di Piffetti a Ca’ Rezzonico: cassetto

Dettaglio della scrivania di Piffetti a Ca’ Rezzonico: lato frontale leggio-pannello con velluto di seta verde tagliato che può esser aperto
Piffetti ha unito diversi strati di legno, incollato, disegnato una scena e poi con una semplice sega ritagliato con grande abilità il tutto.
Rimango sempre stupefatta davanti a tanta raffinatezza e qualità tecnica!
La parte superiore, il sopralzo, è sagomata con una doppia fila di 6 cassetti.

Dettaglio della scrivania di Piffetti a Ca’ Rezzonico: il sopralzo
Le gambe finiscono in grandi volute, formando con grande maestria una sorte di croce al centro.
Una vera meraviglia!

Dettaglio della scrivania di Piffetti a Ca’ Rezzonico: le volute delle gambe dello scrittoio
La scena sul retro rappresenta un uomo anziano circondato da 4 bambini. Tratta dalle massime morali di Orazio, dovremmo non curarci dei difetti dei nostri amici ed invece guardare a loro come il padre che guarda ai propri figli, vedendone solo le virtù.
Soggetti molto amati sono conchiglie, delicate volute, motivi geometrici e vegetali all’interno di nicchie. La linea diritta viene bandita e sostituita da linee tonde e tondeggianti.

Dettaglio della scrivania di Piffetti a Ca’ Rezzonico: le volute

Dettaglio della scrivania di Piffetti a Ca’ Rezzonico, altri particolari
Il committente è rimasto ignoto; lo scrittoio giunse a Venezia nel 1919 tramite un legato di Eugenio Fabbro.
Il laboratorio di Conservazione e Restauro La Venaria Reale a Torino eseguì qualche anno fa uno studio ed una diagnosi attraverso un CT e molti esami non invasivi della tartaruga e dell’avorio e con uno spettrometro XRF vennero analizzati i diversi strati di legno per capire e preservare la competenza artigianale della tradizione italiana.
La tartaruga sottostante la placca con firma e data è stata applicata su carta pigmentata o uno strato sottile di bronzo per accentuare l’aspetto cromatico e lo splendore.

Dettaglio della scrivania di Piffetti a Ca’ Rezzonico in tartaruga
Nel Settecento il semplice falegname venne sostituito dall’ebanista talentuoso, pieno di fantasia, un virtuoso insomma; non scordiamo che l’ebano era uno dei legni più pregiati, molto duro e pesante (non galleggia).
Gli arredi di Piffetti a Torino
A Torino, città che tanto lo ispirò, sono conservati significative raccolte dei suoi capolavori, specie nella Fondazione Accorsi – Ometto, creata dall’omonimo antiquario, tra i quali un leggio, uno scrittoio, un tavolo ed il più bel mobile del mondo, un cassettone a ribalta con scansia a 2 ante, ‚Doppio Corpo‘. O nel museo civico Museo di Arte Antica (planetario, inginocchiatoio) ed alla Palazzina di Stupinigi.

Il capolavoro di ebanisteria, il Doppio Corpo di Piffetti con intarsi in avorio, madre perla e tartaruga https://www.fondazioneaccorsi-ometto.it/ilmuseo/il-mobile-piu-bello-del-mondo/
Avete voglia di ammirare direttamente a Venezia uno dei capolavori di questo ‘re degli ebanisti’?
Fiona Giusto
BestVeniceGuides.it
www.venicetours.it
Se desiderate prenotare una visita guidata con Fiona Giusto, scrivetele a: fiona.giusto@alice.it
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